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mercoledì 30 marzo 2016

Io sono WeiЯdo.

Dice uno di quelli normali, se non me lo sono immaginato e basta, che dovrei scriverne. Che mi farebbe bene, che sarebbe una forma di egoismo sano. Perchè – secondo la sua laurea o uno degli altri fogli di carta che ha ammucchiato nel corso degli anni di studio – la mia Diversità dovrebbe essere la cosa che conosco meglio.

Anche un nome, gli han dato: Sindrome da Ipertrofia dell'Empatia. Bello, eh? Fa anche rima.
Poi, però – siccome non era abbastanza particolare – hanno aggiunto "Diversitariamente Settorializzata". Io sono, praticamente, un camaleonte freak. Secondo loro, personifico Diversità. Ma non sempre le stesse, ci mancherebbe: sempre più spesso e con maggior frequenza, una diversa Diversità. Una Diversità alla potenza, insomma. Capolavoro, no?

Dicono i dottoroni, insomma, un giorno posso svegliarmi sociopatico e quello dopo avere una disabilità fisica. Essere un ex galeotto e, subito dopo, diventare un'anoressica, o un cieco, o uno psicotico. Ma questo è solo il parere delle voci dentro alla mia testa.
Forse.

E non mi viene niente, da scriverci sopra, scoprendo così di essere strano e straniero anche a me stesso: io, delle mie Diversità, non so nulla. Quello che so, però, è che vorrei – almeno qualche volta - non essere notato. Al contrario di voi.

Ma sono qui, e sono così. Come il filo che spunta dalla maglia, il sassolino nel sale grosso, un neo di modella sfuggito a Photoshop.
Io sono WeiЯdo.

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