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mercoledì 6 aprile 2016

Quale gobba?

Dicon quelli coi camici che oggi mi sarei svegliato con la gobba. Pazzi. Io – modestamente, WeiЯdo – la gobba, ce l'ho sempre avuta. E, assieme a lei, quel bel fascino da Riccardo III, quel sentirmi guardato come fossi uno Iago qualunque che aspira – spiando dietro alle colonne - a inguaiare Desdemone, a far strippare Otelli come se la paranoia fosse una buona consigliera.

Ma anche il portafortuna. La gobba, a toccarla. Allora sono una sorta di supereroe, tipo "l'Uomo Coccinella, morso da una coccinella radioattiva!", venghino – signore e signori! - porto fortuna.

Allora, gli corro incontro. Quando vedo quegli sguardi, parto in corsa – e che corsa armonica, immaginate! - spicco un saltello a un paio di metri e mi volto offrendo la gobba a quegli occhi superstiziosi, incitando a toccarmi la gobba. Per fortuna, nel nostro ordinamento giuridico, non esiste il reato di "Corsa con Saltello e Messa a Disposizione di Malformazione".

Molti, non ci rimangono bene. Certi scappano. Qualcuno, tocca la gobba. Un bimbo – un giorno – mi ha chiesto se aspettavo un fratellino come stava facendo la sua mamma. Però, sulla schiena.

Da quella volta, dev'essermi cambiato qualcosa nello sguardo, o nella corsa. Forse, nel saltello. Perchè qualcuno di quei toccamenti di gobba, son diventate pacche sulle spalle.
Molte, poi – col tempo – strette di mano.

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