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martedì 24 maggio 2016

Niente di preoccupante.

Ci ho messo un po' - a svegliarmi - stamattina, ma è anche vero che due settimane fa son morto. Invece, ora, tutto bene. Tutto normale. Anche quelli col camice bianco me lo dicono: oggi mi sono svegliato normale, non c'è niente di preoccupante, di strano, di anomalo. Quasi, smetto di non riconoscermi.

Fisicamente, sto messo bene e - a livello di testa - non desto preoccupazione. Ho anche una bella famiglia, e la difendo. Dopo tutti questi anni - con mia moglie - siam praticamente parenti per cui, magari, qualche sera faccio un giro sulla statale.

Mi piacciono quelli con la sorpresina e mi concedo qualche scappatella, tanto non mi vede nessuno e - si sa - la vergogna nasce negli occhi degli altri. E poi, non è che si può più andare a sfogare le frustrazioni menando le mani allo stadio, come quando ero giovane, non son più i tempi.

La mia bella famiglia però la difendo, che adesso - si sa - la famiglia è sotto attacco. Me la minacciano le libertà altrui, fondamentalmente, quelle di chi si prende verità che io non mi sono mai potuto concedere. La minacciano quelli ai quali la vergogna dagli sguardi altrui, non nasce: come si permettono?! Io, per dire, non me lo son mai permesso.

Lo dico anche ai miei bambini, glielo spiego bene, con l'esempio: puntate il dito, deridete, sminuite. Perchè qualcuno può stare meglio, quando possiamo stare tutti male uguale? Diritti, ce n'è un numero preciso: magari per darne qualcuno ad altri, vi sciupano i vostri. Mia moglie delle volte dice che - più che educazione - pare una vendetta, ma quella lì, cosa vuoi che capisca.

A parte gli invertiti, adesso - è normale - mi fanno molta paura gli arabi. Voto anche un partito, che dice che bisogna avere paura di quelli beige. Prima, lo stesso partito, dice che dovevo malsopportare i neri. Lì facevo fatica, perchè quelli lì - fisicamente - mi piacciono, ma tanto non lo sa nessuno. Prima ancora, dice che dovevo un po' schifare i meridionali, ma tanto io - a quei tempi - mica votavo, ancora.

Per cui, tutto bene, tutto normale. A parte i miei giretti, me ne sto qui a difendere la mia famiglia e la sera guardiamo la TV. Così, ne sappiamo ancora di più, da cosa e da chi ci dobbiamo difendere, e tutto è normale: la TV vende paura a noi e vende noi alla pubblicità.

Tutto bene, niente di preoccupante.

mercoledì 11 maggio 2016

Voi, vi tocca vivere.

Lo so che - a livello di particolarità - così non è che partiam bene, ma oggi mi son svegliato morto. Mica troppo o male: morto il giusto. Con senso della misura anche a livello di tempistiche. Diciamo che me ne ero parecchio preoccupato, ma poi m'è venuto naturale. Qualche parente riesce a sorridere, qualche amico torna indietro nel tempo, a "quella volta che". Due lacrime, un fiore.

Io, spero che mi sono comportato bene. Lo so che la formula è un po' infantile, ma si sa che - quando la morte è vicina - si torna tutti un po' bambini. Ecco, io spero di essere morto bene, di avere un po' spianato la strada a chi mi vuole bene. Tipo - figli miei - ho provato a insegnarvi a vivere per tutta la mia vita e, di fronte al fatto di non avere più scelta, di fronte alla mia morte, ho provato d'insegnarvi a morire.

Sono morto da un po', ora. Il mio nome - ancora - lo sapete. Il mediocre della mia vita è scivolato via dai vostri ricordi e, per fortuna, il male che ho fatto in vita mia s'è sempre attestato a livello mediocre. Delle volte non ci posso credere - e mi vergogno di questi pensieri - mi sorprendo un poco che, per davvero, il mondo stia andando avanti senza di me. Ma in effetti, non lo fa: io sono nella camminata di un bambino o in un motto spiritoso.

Bisogna spostarmi, ora. Il tempo e il vento potranno farlo; sono bravi, con la cenere. Il mio nome non viene più ripetuto da tempo, ormai. Ma non importa, poichè nemmeno io lo ricordo. E poi, era solo un rumore nella pioggia del bosco, una nota della sinfonia, un quasi nulla che contribuisce a un tutto che - senza questo e tutti gli altri "quasi nulla" - non sarebbe lo stesso tutto.

Un ultimo sguardo indietro, prima di perdermi. Ho fatto del mio meglio, e lo so.

Ci sia possibile ritrovarci nella stessa gratitudine.