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mercoledì 11 maggio 2016

Voi, vi tocca vivere.

Lo so che - a livello di particolarità - così non è che partiam bene, ma oggi mi son svegliato morto. Mica troppo o male: morto il giusto. Con senso della misura anche a livello di tempistiche. Diciamo che me ne ero parecchio preoccupato, ma poi m'è venuto naturale. Qualche parente riesce a sorridere, qualche amico torna indietro nel tempo, a "quella volta che". Due lacrime, un fiore.

Io, spero che mi sono comportato bene. Lo so che la formula è un po' infantile, ma si sa che - quando la morte è vicina - si torna tutti un po' bambini. Ecco, io spero di essere morto bene, di avere un po' spianato la strada a chi mi vuole bene. Tipo - figli miei - ho provato a insegnarvi a vivere per tutta la mia vita e, di fronte al fatto di non avere più scelta, di fronte alla mia morte, ho provato d'insegnarvi a morire.

Sono morto da un po', ora. Il mio nome - ancora - lo sapete. Il mediocre della mia vita è scivolato via dai vostri ricordi e, per fortuna, il male che ho fatto in vita mia s'è sempre attestato a livello mediocre. Delle volte non ci posso credere - e mi vergogno di questi pensieri - mi sorprendo un poco che, per davvero, il mondo stia andando avanti senza di me. Ma in effetti, non lo fa: io sono nella camminata di un bambino o in un motto spiritoso.

Bisogna spostarmi, ora. Il tempo e il vento potranno farlo; sono bravi, con la cenere. Il mio nome non viene più ripetuto da tempo, ormai. Ma non importa, poichè nemmeno io lo ricordo. E poi, era solo un rumore nella pioggia del bosco, una nota della sinfonia, un quasi nulla che contribuisce a un tutto che - senza questo e tutti gli altri "quasi nulla" - non sarebbe lo stesso tutto.

Un ultimo sguardo indietro, prima di perdermi. Ho fatto del mio meglio, e lo so.

Ci sia possibile ritrovarci nella stessa gratitudine.

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